Il sindaco di Amatrice chiama a raccolta gli amministratori dei comuni disagiati


Il sindaco di Amatrice chiama a raccolta gli amministratori dei comuni disagiati Da Comune di Amatrice di Sergio Pirozzi del 09-10-2014 - Salute

La nostra Italia “da cartolina†è estremamente fragile e se vogliamo che resti bellissima deve essere tutelata dalla presenza e dal lavoro costante dell’uomo.

Caro collega, nelle settimane scorse ‘il caso Amatrice’ è balzato prepotentemente all’attenzione del grande pubblico grazie alla cassa di risonanza di un gran numero di emittenti e testate giornalistiche nazionali, (…).
Come uomo delle istituzioni, Sindaco di una piccola realtà che riesce a sorprendere ancora tanto, so che la politica territoriale per salvare questa Italia minore è nelle mani dei Sindaci che si trovano a dover salvaguardare i servizi, in primo luogo l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Si sta perpetrando in tutto il Paese qualcosa di profondamente ingiusto alle spalle di intere comunità e in questo momento Amatrice rappresenta idealmente tutte quelle zone periferiche o rurali che puntualmente vengono immolate come agnello sacrificale sull’altare dei numeri.
Fare il Sindaco è una grande responsabilità, farlo in comuni dell’ “Italia minore†sta diventando sempre più difficile perché la politica centrale è indifferente al destino di questa parte d’Italia definita “marginaleâ€, abbandonata da sempre, sola ad affrontare problemi vitali, con risorse economiche risicate.

Periodicamente gli organi centrali e territoriali mettono in discussione l’esistenza di piccoli ospedali e si dimenticano che senza quei presidi la comunità ad essa legata si indebolisce, il legame con il territorio si spezza, si fa sempre più concreta per i cittadini la scelta dell’abbandono, dell’avvicinarsi alle “comoditàâ€. I diritti stanno diventando comodità, il diritto all’accesso alla sanità pubblica sta diventando un privilegio riservato a chi vive in aree urbanizzate e miraggio man mano che ci si allontana dall’epicentro delle città capoluogo.
La politica della centralizzazione dei servizi sta sperperando quello che è stato faticosamente conquistato e costruito negli anni, ha impoverito aree dell’Italia minore in cui le persone scelgono di continuare a vivere nonostante l’isolamento, i disagi, i disservizi e l’inevitabile pendolarismo. Per quanto tempo i cittadini continueranno a scegliere di restare, se la politica non dà risposte e anzi, si accanisce a tagliare là dove invece si dovrebbe preservare? La nostra Italia “da cartolina†è estremamente fragile e se vogliamo che resti bellissima deve essere tutelata dalla presenza e dal lavoro costante dell’uomo.

La politica ministeriale e regionale in questi ultimi anni ha saputo unicamente “far di contoâ€, ha tagliato di netto ospedali, reparti e risorse, non tenendo in considerazione le peculiarità di ogni area, i bisogni propri delle popolazioni, i difficili equilibri fra città e periferie. Le scelte sono state simili ovunque. Così, non abbiamo soltanto servizi sanitari disomogenei fra nord e sud del Paese, ma anche all’interno di una stessa regione o provincia, fra città e zone marginali. Cittadini di serie A e di serie B. La differenza può essere la vita e la morte.
A questo quadro, come amministratori, abbiamo il dovere di opporci. Gli ospedali ed i servizi socio-sanitari delle periferie, delle zone montane ed insulari vanno difesi ed i primi a farlo devono essere i Sindaci di questa Italia minore, che unendosi al di là delle appartenenze politiche possono far sentire alta la loro voce per una battaglia di civiltà.
In molte delle nostre aree i LEA vengono disattesi così come la delicata catena dell’emergenza-urgenza. Sulla carta leggi nazionali e regionali tutelano le aree disagiate ma nei fatti non ci sono investimenti di risorse. Al contrario, i piccoli e medi-ospedali rischiano, manovra finanziaria dopo manovra, di essere dismessi oppure impoveriti e resi inefficienti a tal punto che i numeri ne decreteranno la chiusura.

Il diritto alla Salute però non può fare i conti sui numeri, deve tornare ad avere al centro il cittadino. È per questo che ti chiedo di aderire ad una sorta di “Stati Generali†dei Comuni periferici, montani ed insulari e di incontrarci nella mia città. Abbiamo tanto da dire ed è ora che qualcuno ci ascolti.
Piero Calamandrei nei Discorsi ai giovani sulla Costituzione ancora oggi ci ricorda che “La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico. La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare. […] La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilitàâ€.
Dipende anche da noi realizzare il programma politico della nostra Costituzione e realizzare il rispetto dell’articolo 32. È il momento per noi Sindaci di metterci il doppio dell’impegno, dello spirito e della volontà.

Se amministri un comune che si è visto sottrarre servizi sanitari o ospedalieri, se condividi la mia preoccupazione come primo garante della salute pubblica per i continui tagli alla Sanità e condividi il nostro intento di tutelare tutti i cittadini allo stesso modo, ti aspetto sabato 11 ottobre ad Amatrice alle ore 16, presso il Centro Culturale ex Chiesa S. Giuseppe in un’occasione di confronto importante. Sarò felice di accogliere te o un tuo delegato con la fascia tricolore. (…..)
A presto.



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