L'invito del sindaco di Amatrice all’assise dei Sindaci dei ‘Comuni dimenticati’


L'invito del sindaco di Amatrice all’assise dei Sindaci dei ‘Comuni dimenticati’ Da www.amatriciana.org di - del 21-11-2014 - Attualità

L’assise dei Sindaci si terrà a Marciana, Isola  d’Elba, il 24 novembre prossimo.

Dopo l’incontro di Amatrice dell’11 ottobre scorso, questi primi cittadini, che si sono riconosciuti nell’obiettivo comune di voler tutelare e difendere il diritto naturale alla salute nei loro territori, renderanno concreto il loro impegno unendosi in ‘Associazione dei Comuni dimenticati’ con l’intento di far sentire alta la propria voce presso tutte le sedi istituzionali a livello regionale, ministeriale e presso la Conferenza Stato-­‐Regioni, laddove vengono prese decisioni che possono decretare la vita o la morte dei loro territori.

La richiesta principale è tanto sensata quanto semplice: nelle aree disagiate (montane, insulari, periferiche) in cui la vastità del territorio, le distanze e la viabilità incidono pesantemente sui tempi di percorrenza e di intervento, devono essere garantiti presidi ospedalieri con attività di Pronto Soccorso che rendano possibile il rispetto dell’ora d’oro e della catena dell’emergenza-urgenza.

Numerosissimi i Sindaci attesi a Marciana, provenienti da ogni parte del Paese: Toscana, Lazio, Sardegna, Sicilia, Marche, Emilia, Calabria, Abruzzo.... uniti negli ideali, al di là dei colori e delle ideologie politiche, in alcuni casi accompagnati dai Comitati civici in difesa della Sanità Pubblica. Sindaci orgogliosi di amministrare questa Italia minore, innamorati dei loro territori, pronti ad assumersi grandi responsabilità pur di tenere in vita - oltre ogni difficoltà - le loro comunità, strette a presidiare territori faticosi.

La politica deve tornare ad occuparsi dei cittadini e a stare al loro fianco, non devono contare solo i numeri e le statistiche, ma c’è bisogno di tornare al dovere degli amministratori di opporsi ad ogni forma di prevaricazione della politica centrale sulle comunità poco numerose, politica che legifera da stanze lontane e non sa cosa significhi vivere in montagna, su un’isola o in un’area periferica.

Non è un reato voler vivere dove si è nati.
Non è un reato difendere la propria storia.

La politica regionale e nazionale sembra voler scoraggiare le persone a continuare a vivere e presidiare l’Italia minore. La nostra risposta è: “E’ qui che vogliamo vivere. Uniti si vince”.



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