Documenti: Curiosità, Poesie, racconti, favole e....


Da SS Lorenzo e Flaviano.

Un po' stonata

Un po' stonata La piazza è deserta.
Nei vicoli tra le poche macchine parcheggiate passeggia indisturbato un gatto.
In un angolo, riparato dal sole e dal vento, sonnecchia Rochi, il giovane pastore maremmano indebolito dal caldo che caratterizza questo insolito Maggio.

Qui da noi, in montagna, fa veramente caldo a Luglio ma quest'anno c'è un anticipo d'estate.
Me ne sono accorta dal movimento che c'è negli orti dove si vedono già spuntare le piantine che soltanto ad Agosto potranno essere raccolte.
Il fieno è pronto per essere falciato e il grano anticipatamente ondeggia mosso dal vento mostrando fiero il suo bel color oro.
Sui balconi delle poche case abitate sono stati esposti i gerani, alcuni ancora da fiorire e altri appena comprati: belli, rossi e rosa.

Dalla mia finestra riesco a vedere tutti i tetti del paese molti dei quali purtroppo deturpati dalle paraboliche che oscurano i coppi antichi con le loro muffe, segno del tempo passato.
I comignoli ora riposano almeno nelle ore centrali della giornata dopo un lungo inverno trascorso a disperdere nell'aria il fumo dei camini.

Alcuni passerotti zampettano tra le panchine in cerca di cibo e i piccioni bevono alla fontana.

Questa quiete, aihmè, non durerà molto.
Tra pochi minuti, proprio qui, sotto la mia casa, arriveranno i giocatori di carte.
Rumorosi come scolaretti in gita si avvicineranno a gruppetti alcuni già discutendo sulle possibili coppie da sfidare.
Sono anziani ma agguerriti come aitanti giocatori di rugby.
Le due ore che passano nell'oratorio chiamato:"Villa Arzilla"per gli arzilli frequentatori, sembrano lunghissime.
Non ci sono, purtroppo, attimi di silenzio.
Si susseguono grida, risate e brutte parole più o meno offensive verso chi è accusato di aver sbagliato a tirare una carta o a prenderne un'altra.

A volte discutono animatamente anche quelli che non giocano ma si immedesimano nella partita e ogni tanto qualcuno se ne va sbattendo il cancelletto.
Il nostro giovane parroco ha fatto loro tante raccomandazioni quando gli ha dato la possibilità di accedere alla piccola sala ma poi non va mai a rimproverarli.
L'età media degli "arzilli giocatori" e di 75 anni ma non si vede differenza quando sono insieme ai giovani.
Hanno tutti la stessa andatura spedita, soprattutto all'arrivo e gli sguardi vispi e complici.
I giovani arrivano il venerdì sera dalla città e appena scesi dalla macchina entrano nel "club"per qualche partita e i loro amici-compagni più anziani se li contendono.
A tutti piace giocare con loro così tranquilli ed esperti.
Le loro voci non le sento mai; non li sento rimproverare o arrabbiarsi con nessuno ma sento le loro risate quando qualcuno lancia" perle di saggezza"o vecchi detti paesani.

Tipico di questo ambiente e l'abitudine di dare soprannomi o nomignoli.
Qui, al paese,molti hanno il soprannome.
Alcuni se lo portano dall'infanzia, altri lo hanno ereditato dai nonni altri ancora lo hanno ottenuto per il tipo di lavoro che svolgono o per la famiglia dalla quale provengono.

Allora troviamo "sciancio,giammarò,maschietto,zuchitto.
Ci sono i fratelli"martellitti"e ci sono o forse c'erano "middiuccio,rampicone, Checco lo scarparo, Egidio il sartore, Richetto e Pietruccio rimasti con questi nomignoli "piccoli"a 70 anni!

Vivo in questo paese da così tanti anni che ne conosco intere generazioni e a volte anche se sono un po' stonata come dicono, mentre grido:Venite, venite chiamo per nome tutti loro anche se non ci sono più.

Le mie giornate passano tutte più o meno così.
Possono sembrare noiose ma non lo sono.
In fondo mi diverto a scrutare tutti quelli che arrivano dopo la mia chiamata.
I loro passettini sono incerti e i loro visi rugosi e coloriti sono il simbolo degli anni trascorsi in paese all'aria aperta.
Le donne hanno tolto le vestagliette e sfilano con modeste gonne scure, gli uomini portano modernamente i jeans o i classici pantaloni di fustagno che possono arrivare all'ardito colore "verdone.
La Chiesa che li accoglie è fin troppo grande;dopo aver ascoltato la S. Messa e pregato per i defunti tornano alle loro attività mai frenetiche.

Tra due mesi questa quiete quasi irreale sarà turbata dall'arrivo di molti tra ragazzi e bambini accompagnati dai genitori cresciuti a loro volta qui.
Durante il mese di Agosto griderò molto più forte e molte più volte "Venite, venite!"ma sinceramente ho spesso l'impressione di essere poco ascoltata.
Quando sotto la mia casa passano poi gruppetti di adolescenti tutti .
musica e motorini mi accorgo che guardano verso la mia finestra, si coprono le orecchie o alzano il volume dei loro ipod.
Ho imparato a riconoscerli poiché li ho visti crescere e passare dalle rotelle delle carrozzine alle due ruote dei motorini.
Ogni anno si rincontrano in paese e se non si sono visti in città, li ascolto, soprattutto la sera, raccontarsi le loro esperienze amorose e scolastiche.
Qualcuno ha la fidanzatina altri si prendono in giro come vecchi amici.

Alcuni di loro li ho visti arrivare piangenti per i funerali dei nonni e poi accompagnarli insieme a me nel piccolo cimitero nei campi.
È strano ma ripetitivo questo passaggio dalla quiete alla "tempesta".
Vedo tramutarsi le case, le piazze, le strade.
Si passa dal silenzio interrotto soltanto dai rumori dei trattori e delle motoseghe al caos totale fatto di clacson, stereo, moto e bambini che rincorrono un pallone.
Poi arriva la festa del Santo Patrono, il 10 agosto: San Lorenzo.
Quel giorno do il meglio di me.
Inizio la mattina presto a gridare: "Venite, venite" insieme agli spari.
Svegliamo tutti per farli preparare per la messa solenne delle 12.
e poi grido a festa durante la Processione e poi la sera di nuovo: "Venite,venite".

Sono stonata, sono antica, sarò anche un pò fastidiosa per qualcuno ma sono la campana di questo piccolo paese di montagna: SS Lorenzo e Flaviano, da tanti e tanti anni che non si potrebbe fare a meno di me.

Racconto dedicato alla frazione di Amatrice SS Lorenzo e Flaviano.

di Daniela Sterlini


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