COLA DELL'AMATRICE pittore (1480-1547)


Cola Filotesio Ascenzione
Cola Filotesio nacque ad Amatrice intorno al 1480.
Pittore, scultore, architetto apprese l’arte pittorica dal maestro Dionisio Cappelli.
Compì il suo primo lavoro il 9 settembre 1509 quando realizzò il polittico (dipinto architettonico suddiviso in più pannelli, destinato all’altare di una chiesa), per la chiesa di San Bartolomeo alle Piagge, a pochi chilometri da Ascoli.
Osservando le sue opere di pittore (tavole, tele, affreschi) possiamo farci un idea abbastanza precisa di questo artista: la lettura dei dipinti giovanili porta all’identificazione della sua formazione, in cui si sovrapposero gli elementi della cultura umbro-romana, a quella più specifica della cultura abbruzzese.
Amatrice>
Tra le sue opere più importanti, del periodo giovanile ricordiamo "La Pala dei Campli" (1510) e "La Pala di Falignano" (1512).
Solo due anni più tardi nel dipinto "La Pala di San Vittore" (1514) grande è il mutamento dello stile del pittore, avvenuto grazie all’incontro a Roma con Raffaello.
Comunque tra il 1519 e il 1533 il Cola raggiungerà la piena maturità realizzando vastissime opere, conservate in Italia e all’estero, tra cui "La sacra famiglia" conservata ad Amatrice, "L’Assunzione e i quattro Santi" custoditi nella Pinacoteca Vaticana (in cui Egli mostra la sua personalità rude e drammatica nei gesti e nella composizione, dovuta probabilmente alla tragica morte della moglie) e il Polittico "Andata al Calvario" (1533).
Madonna in Trono
Testimonianza evidente della cultura del Cola è racchiusa nel "Taccuino", una raccolta di 29 fogli riguardanti disegni, schizzi e appunti che ora si trovano nella Boblioteca Comunale di Fermo.

Importantissima è anche l’attività architettonica del Cola sviluppatasi, come metodo per cercare un lavoro che gli consentisse di conseguire la necessaria esperienza e al tempo stesso, gli lasciasse il tempo e il modo di avvicinarsi alle opere d’arte antiche e moderne che tanto affascinavano la sua vita.
Le cospicue testimonianze ascolane dell’antichità romana dovettero sollecitare l’interesse del Cola per l’architettura e certo esercitarono anche sui suoi committenti un fascino tale da rendere ben accetto nella città picena il nuovo linguaggio classicistico da lui sperimentato.
Tenendo conto infatti che la parte più rappresentativa della produzione architettonica del Filotesio si colloca nel periodo compreso tra il 1518 e il 1532, occorre annoverare l’architetto tra i primissimi epigoni di Bramante e di Raffaello ad affermarsi fuori Roma.
Insoddisfatto dell’ambiente culturale ascolano del primo decennio del 500, egli trovò nella cerchia romana dell’ultimo Bramante congeniali stimoli per la propria propensione verso la ricerca degli effetti grandiosi.
Attratto dalle sperimentazioni linguistiche dello stesso Bramante o del suo prediletto allievo Raffaello ma senza avere dei due maestri ne la stessa preparazione culturale ne la statura artistica, egli basò su tali premesse formali i propri tentativi di adesione a quel gusto architettonico.
Vanno perciò ricordate le sue opere come la facciata del Duomo di Ascoli e l’ordine basamentale della chiesa di San Bernardino. A ciò vanno ad unirsi studi sull’ingegneria idraulica e urbanistica.

Paliotto
La formazione del Cola come ingegnere non è da intendere come libresca: egli infatti non ebbe la possibilità di consultare le rare copie di manoscritti quattrocenteschi, gelosamente custoditi dai depositari di un sapere tanto preciso, ma poté attraverso il contatto con Alberto o con altri "ingegneri" acquistare ugualmente la necessaria formazione ed esperienza per affrontare il difficile campo di questo tipo di opere.
Tra i suoi lavori ricordiamo il restauro fatto nel 1525 all’acquedotto di Ascoli, realizzato nel 1512 da Alberto.

Nel campo dell’ingegneria urbanistica possiamo dire che dopo la distruzione di Amatrice avvenuta nel 1529 da parte degli Spagnoli, il consigliere di guerra Alessandro Vitelli affidò al Filotesio l’incarico di ridisegnare la pianta della città.
Amatrice risorse dalle rovine su uno sviluppo di 7 strade parallele orientate ad est e ad ovest (la centrale più ampia è l’attuale Corso Umberto 1°, intersecate a croce ad altre due strade più larghe).

Morì nel 1547 ad Amatrice e pur non lasciando ne una scuola ne un allievo, la sua silenziosa scomparsa va ad evidenziare la sua importantissima fama di "maestro raro e del miglior che fusse mai stato in quei paesi" (Vasari).

Fonti: Ricerca di De Santis Massimiliano: ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE DI RIETI "C. Rosatelli"

Questo documento è stato letto 15660 volte di cui 832 da dispositivo mobile.