Sanità reatina: passato, presente e futuro


Sanità reatina: passato, presente e futuro Da Il Giornale di Rieti di Riccardo Minervini del 22-09-2014 - Salute

Lo sfilacciamento della sanità reatina è palpabile. Che agli annunci seguano fatti concreti per fermare questo declino che sembra inarrestabile.

Nei primissimi anni '70 venne affrontato il problema di una possibile clinicizzazione dell'Ospedale Generale Provinciale di Rieti con «La Sapienza» di Roma. All'epoca vi era un'amministrazione di tutto rispetto presieduta da Fulvio Ubertini in un consiglio in cui figuravano personalità di spicco quali Angelo Bellosono e Giuseppe Rosati, mio carissimo ed indimenticabile amico la cui rara umanità e la vasta cultura mi è gradito ricordare in questa occasione. La Direzione Sanitaria era guidata dal prof. Mario Guarino, profondo conoscitore delle realtà ospedaliere e universitarie, al cui fianco ebbi il privilegio di iniziare la mia attività lavorativa.

L'Ospedale era nuovo di zecca ed i continui lavori di ristrutturazione edilizia erano ben lungi dall'essere iniziati. La classe medica era all'altezza della situazione ed in grado di confrontarsi con i sanitari che l'università avrebbe mandato nei reparti di sua pertinenza. La stessa pur fra qualche mugugno dimostrò di voler accettare la situazione che si stava delineando. Ultimo aspetto e non per importanza, la scuola infermieri «Vannini», diretta dall'indimenticabile suor Carla Migliori prima e da suor Afra Marcolongo poi, stava sfornando capo sala ed infermieri professionali di rara eccellenza e di elevata qualità e preparazione. Accanto al prof. Guarino ebbi la possibilità di assistere ad alcuni incontri preparatori con il prof. Frati ed Altri importanti docenti della Facoltà di Medicina e riscontrai negli stessi la massima disponibilità ad iniziare la collaborazione con l'ente ospedaliero reatino.

Nella mia qualità di presidente del Gruppo di Impegno Politico della Democrazia Cristiana partecipai a numerose riunioni presiedute dal compianto Luigi Cipriani, politico di grande spessore e sensibilità, con una visione ben chiara sul futuro di Rieti in generale e dell'ospedale in particolare. In quegli incontri tutti ci dichiarammo a favore del convenzionamento con La Sapienza. Anche negli altri partiti e nelle Organizzazioni Sindacali non si manifestarono voci discordanti o almeno così appariva.

Tutto sembrava fatto. Addirittura la bozza di convenzione era stata stilata. All'improvviso però una manina gentile mandò tutto all'aria ed il collegamento con «La Sapienza», che sarebbe stato il grande volano della sanità reatina, come lo definì Cipriani, andò a farsi benedire con la conseguente possibilità di dare slancio e vigore al nostro ospedale. A seguito di annunci vari registrati in questi giorni, l'argomento sembra essere ritornato d'attualità. Spero di sbagliarmi ma la vedo molto difficile perché le condizioni di oggi non sono quelle di ieri. La realtà ospedaliera, infatti, è in fase di mutazione con perdita di pezzi e che pezzi!

Una per tutte il laboratorio analisi che grazie all'impegno dei primari che si sono succeduti negli anni e dei loro collaboratori, è stato un'eccellenza del nostro ospedale dovrebbe essere risucchiato dal San Filippo Neri di Roma, con la conseguenza di un continuo via vai di provette verso quell'ospedale! La «Vannini» l'anno prossimo chiuderà i battenti e con essa se ne andrà un pezzo di storia illustre della nostra città. Lo sfilacciamento della sanità reatina è palpabile. Lo smarrimento, direi lo sgomento, dell'opinione pubblica è ormai generalizzato per non parlare poi dello stato d'animo dei lavoratori.

Mi auguro che agli annunci seguano ad horas fatti concreti, clinicizzazione o meno, per fermare questo declino che sembra inarrestabile. Al punto in cui siamo vorrei esprimere un deciso rimpianto per la classe dirigente di allora che dimostrava, pur con tutti i suoi limiti, di possedere spirito di servizio, competenza, dignità e fattività in stretto rapporto con il sentire dei più. La realtà odierna verso quali considerazioni ci spinge?



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