Ancora può esistere «l'uovo di Colombo»?


Ancora può esistere «l'uovo di Colombo»? Da Il Giornale di Rieti di Sonia Santarelli del 17-03-2014 - Attualità

Il lavoro agricolo è garanzia di protezione e sviluppo del territorio, i danni da fauna selvatica rompono il circuito positivo della crescita

Salve, mi presento, sono un contadino che conduce una piccola Azienda Zootecnica nello stupendo territorio di Amatrice! Chi di voi, pazienti lettori, ha già letto i miei precedenti articoli ben sa che il mio cruccio è sempre quello che da 20 anni attanaglia il comparto delle coltivazioni agricole nel Lazio ed in maniera più grave nell'Amatriciano, ovvero i danni da cinghiali. Il titolo di questo articolo è rivolto a chi si appresta a voler assumere il peso e l'impegno di rappresentare istituzionalmente questo Comune.

Mi permetto, modestamente, di suggerire un semplice sistema, ovvio come «l'uovo di Colombo», per portare sviluppo, ricchezza, bloccare la fuga di famiglie verso altri centri, implementare la ripresa edilizia, il mantenimento degli Istituti Scolastici; tutto questo attraverso la ripresa dell'Agricoltura, settore primario per il territorio locale e non solo. Signori «l'uovo di Colombo» consiste dopo 20 anni nell'adempiere al «progetto densità cinghiali sul nostro territorio» tendente allo 0! Si, chi vorrà governare questo territorio dovrà riflettere velocemente sul fatto che portare risorse ad Amatrice da fuori, in questo momento storico di grave crisi dello Stato centrale, che mi sembra aver ridotto del 60% i finanziamenti al nostro Comune, è quasi impossibile.

La conseguenza per noi residenti è l'acuirsi della crisi in modo indicibile; pensare allo sviluppo Industriale come soluzione per in nostro territorio montano è da miopi, ma noi Amatriciani, abbiamo tanta determinazione che ci deriva dalla caparbia attenzione alle nostre Terre: su di esse c'è il sudore di almeno 50 anni delle nostre fatiche, e prima di noi quello dei nostri padri e nonni. Noi siamo gente che per scelta non conosce vacanze ed abbiamo l'intento di continuare a lavorare la nostra terra, potenziare le nostre produzioni cerealicole ed insieme aprire le nostre Aziende all'ospitalità rurale che da tutti, a livello nazionale, è ritenuta in crescita.

Mi sembra, quindi, «l'uovo di Colombo» affrontare il problema dei danni da fauna selvatica - cinghiale - in maniera risolutiva per ridare voglia ai contadini di seminare senza la paura di buttare via tempo e denaro. Bisogna autorizzare l'autodifesa da parte degli agricoltori titolari di licenza+tesserino provinciale per esercizio della caccia all'interno dei propri fondi seminati, durante tutto l'anno; ampliare la durata dei giorni di caccia previsti nell'annuale calendario venatorio; attivare l'azione dei cacciatori selettori regolarmente iscritti nell'elenco delle nostra Provincia (ricordo che costoro sono tutti corsisti abilitati).

A tal proposito metto in evidenza l'azione del comune di Montenero di Ascoli Piceno che ha ottenuto dalla stessa Provincia l'autorizzazione delle battute di caccia in periodo anche di chiusura generale. Istituzioni, operatori, agricoltori costretti a vedere la distruzione dei nostri raccolti: facciamo tutti un veloce esame delle passate strategie fallimentari ed insieme ripartiamo.



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