Massimo di Scai, la vita appesa a un giudizio


Massimo di Scai, la vita appesa a un giudizio Da Il Messaggero di Maria Luisa Polidori del 28-09-2008 - null

IL MESSAGGERO
Domenica 28 Settembre 2008
Il bambino di 9 anni di Amatrice è affetto da amiotrofia muscolare e vive collegato al polmone d’acciaio
Massimo, la vita appesa a un giudizio
Una commissione stabilirà oggi se potrà ancora usufruire dell’assistenza a distanza
di M.L.P.

La speranza, si sa, è l’ultima a morire.
E la sparanza dei genitori di Massimo Coluzzi, il bambino di nove anni di Scai di Amatrice
affetto sin dalla nascita da amiotrofia muscolare - una rara malattia che blocca lo sviluppo dei muscoli e che costringe chi ne è affetto a vivere per mezzo di un filo collegato al polmone d’acciaio - è davvero infinita.
Si deciderĂ  questa mattina a Roma la sorte del ragazzo.
O, per meglio dire, si potrà sapere se l’assistenza sanitaria a distanza che gli ha permesso di vivere e che fin qui gli è stata garantita dalla Asl Roma D potrà continuare ad averla oppure no, costringendolo lui e la sua famiglia a sperare in un miracolo per continuare a curarlo come si deve nell’ambito familiare e non in una fredda stanza di ospedale, 365 giorni all’anno.
Fino ad oggi, il bimbo, è stato assistito 24 ore su 24 da personale specializzato messo a disposizione dall’Asl Roma D che, attraverso un monitoraggio computerizzato e adistanza, ne stabiliva continuamente il reale stato di salute.
Dal prossimo ottobre, il sostegno sarà però sospeso per carenza di fondi o perché così, per essere più brutali, prevede la nuova pianificazone regionale, determinata dal grave deficit finanziario che ha purtroppo investito la sanità laziale.
Nel frattempo, la signora Coluzzi, mamma di Massimo, ha lanciato un appello attraverso le pagine del Messaggero, affinchè Massimino non venga abbandonato: «Alla tragedia familiare se ne aggiunge un’altra - spiega accorata la donna - come posso badare da sola a mio figlio?».
Il suo appello, a Rieti, è stato raccolto dal presidente provinciale di An, Felice Costini, il quale, dopo aver appreso della triste vicenda dalle pagine del nostro giornale, si è detto disponibile a fare tutto quel che è in suo potere per dare una soluzione positiva alla vicenda.
«E’ impensabile - dice Costini - che possa accadere una cosa del genere ad un bambino già tanto provato dalla vita, ed è per questo che mi sono subito attivato per cercare la via più breve per la risoluzione di questo toccante caso umano.
Grazie ai contatti con Roma e con il suo sindaco - continua Costini - ho fatto sollecitare sia la Regione Lazio che l’Asl Rm D per avere un riscontro su quanto affermato dalla famiglia Coluzzi.
Pare che domani (oggi per chi legge, ndr) avremo una risposta che ci auguriamo sia soddisfacente e in grado di assicurare una degna assistenza al bambino».
Il caso è approdato anche in Regione e il consigliere reatino Antonio Cicchetti si è messo a disposizione, interpellando personalmente il presidente Piero Marrazzo allo scopo di chiarire le cause che hanno messo in atto un procedimento così penalizzante per una famiglia.
E proprio domani mattina, spetterĂ  ad una apposita commissione medica della Asl romana, stabilire e valutare la questione in tempi rapidi.
Ma la mamma di Massimino non è per niente tranquilla: «Mi si prospetta al momento una scelta a “doppio binario”: o il ricovero in una stanza dell’ospedale di Ostia o l’assistenza medica dimezzata.
Due ipotesi che scarto immediatamente per ovvie ragioni.
Se nostro figlio oggi è ancora in vita e con noi - dice - lo è solo grazie al contesto familiare in cui ha vissuto finora ed in cui è stato seguito e accudito.
Mai e poi mai lo farò tornare fra le stanze asettiche di un ospedale».



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